Ieri sera ho assistito quasi per caso alla terza data del tour di Dino Fumaretto a Firenze, insieme a IOSONOUNCANE, Rocco Marchi, Simone Cavina e Francesca Baccolini, e mi sono ritrovata a chiedermi dove fossi e come ci fossi arrivata.
Dino Fumaretto è colui che scrive le canzoni, Elia Billoni l’interprete “ufficiale” che arrangia e porta alla luce i pezzi insieme ad altri musicisti. Eppure i due sono la stessa persona, separati intrinsecamente, ma legati in modo indissolubile.
Dino Fumaretto è un personaggio un po’ fumoso, un po’ fumetto, come lo descrive Elia, e non può essere descrizione più azzeccata. Il live di ieri sera era proprio questo, uno spettacolo fumoso e misterioso, caricaturale e senza tempo, retrò in modo goffo, ma spontaneo.
Uno spettacolo a tratti pirandelliano nel suo essere sempre ambiguo sulla posizione degli artisti, del loro essere. I brani stessi, per la maggior parte tratti dall’ultimo album Coma, sono tratti da una dimensione onirica in cui è difficile scindere ciò che è reale da ciò che è sogno, o forse, spesso, incubo.
La presenza del bravissimo IOSONOUNCANE ai synth e alle tastiere, in una nuova veste con capelli e barba lunghissima sicuramente inedita per chi lo ricordava ai tempi di Die, è cruciale per l’atmosfera creata e per l’altissima qualità della parte strumentale ed effettistica del live.
Elia è brillante, strambo e totalmente senza freni, suona, canta, salta e balla, con movimenti scattanti e esasperati. Alza spesso i pugni in aria, in segno di vittoria, e riesce a coinvolgere tutto il pubblico, stregato e totalmente trasportato all’interno della sua dimensione fumosa e fumettosa.
La presenza di Dino Fumaretto si avverte sempre più forte via via che il live prosegue, come se qualcuno, nascosto dietro ad Elia, lo stesse trascinando dentro la sua testa e con lui i musicisti e poi il pubblico, un po’ alla volta, in modo subdolo e mistico, facendo sì che tutti i presenti nella sala si sentissero catturati e persi in questo mondo strano e oscuro.